domenica 19 settembre 2010

MADONNE DI BESLAN Napoli Fringe Festival 2010

MERCOLEDÌ 23 GIUGNO 2010
Madonne di Beslan

Può il teatro essere veicolo efficace di denuncia sociale senza scadere nella retorica, senza essere travolto dalla tentazione di ricreare dalla realtà la drammaticità del verosimile? Come si riesce a raccontare l’assurda tragedia di uno scellerato attacco terroristico che falcia le vite di centinaia di bambini senza lasciarsi intrappolare dalle sirene ammaliatrici della ricerca di una catarsi scenica? Impresa complessa, gioco di funambolo. Chiara Tomarelli, con il suo “Madonne di Beslan”, in scena alla Galleria Toledo il 22 e il 23 giugno, è riuscita nell’intento di una narrazione lucida, ma non asettica; ricca di pathos e mai patetica.
Il gioco di luci, la scena scarna, i costumi essenziali e, soprattutto, la maestria delle due attrici protagoniste dello spettacolo rievocano un mondo filtrato attraverso i canali di una stampa “economicamente schierata”. Un mondo lontano, fatto di geografie sconosciute, di popoli ignoti ai più, che mai fa notizia. E anche quando i bambini diventano vittime dei perversi intrecci di guerra e terrorismo, pure l’Occidente sonnacchioso ed egocentrico non si limita che a uno sguardo distratto verso quanto accade nei paesi dell’ex Urss.
D’altra parte (come con sfrontata forza è sottolineato nel testo, ma soprattutto nella recitazione, che ricorda le sarcastiche parodie di Sabina Guzzanti) il nostro sistema politico, economico e, di conseguenza, sociale e culturale è tutt’altro che alieno da certi meccanismi perversi che pongono la conservazione di uno status quo al di sopra di qualsiasi volontà di giustizia e pace.
In questo senso la denuncia di “Madonne di Beslan” non è solo e semplicemente il racconto di un atroce attentato terroristico in un luogo ignoto e destinato a rimanere tale. È anche il grido soffocato di chi ancora tenta di pensare libero dalle catene dell’ipnosi mediatica che assoggetta tutti i popoli, ciascuno secondo copioni differenti, ma fatti di trame e personaggi simili. Un urlo muto. Un’eco lontana, come i rumori degli spari e le voci dei bimbi che aprono e chiudono in un abbraccio il racconto delle madri, delle maestre, di Anna Politkovskaja.

Francesca Compagnino

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