mercoledì 27 maggio 2015

RASSEGNA STAMPA STELLE DANZANTI


RASSEGNA STAMPA     STELLE DANZANTI  storie di donne ai margini


 "Stelle danzanti - storie di donne ai margini” parla di donne in Italia, di quelle ai margini della società. Sono margini circondati da sbarre, mura e filo spinato: le carceri. Con le loro celle di isolamento, le luci sempre accese, l'intolleranza, il sovraffollamento. E siccome il popolo delle carceri non è composto da sole detenute, il racconto di Chiara Tomarelli si apre alle carceriere e alle figlie e i figli delle detenute che fino al compimento dei tre anni restano vicino alle madri.
Chiara Tomarelli pensa al teatro come mezzo e luogo di unione civile e sociale dove, senza censura, la memoria diventa riflessione per una crescita collettiva che passi attraverso la conoscenza. Per questo popone un tema che, è sempre d'attualità, proprio perché è sempre messo ai margini dell'interesse collettivo che si ridesta solo quando il disagio esplode, quando una morte immotivata e ingiustificabile balza agli onori della cronaca.
Bruna Monaco

È la rielaborazione scenica a rendere le sue “Stelle danzanti” un esempio di teatro civile molto ben curato drammaturgicamente. Piace ad esempio l’idea di dare voce direttamente alle detenute nei panni delle quali la monologante si mette nel vero senso della parola: cambia giacca per ogni donna – la prostituta dell’est, la veneta, la siciliana – all’interno di una scenografia scarna come una cella. Di ognuna riproduce non solo i pensieri, ma anche la cadenza, il temperamento, dando una bella prova come attrice – mimetica, generosa, energica. Piace anche la scelta, che forse potremmo definire pasoliniana, di includere nel ventaglio di figure femminili che vivono nelle carceri anche quella della guardia penitenziaria, di colei che sta dall’altra parte rispetto alle detenute, ma sempre dentro come loro. In ultimo piace aver lasciato sullo sfondo i grandi temi che di solito accompagnano la riflessione sul femminile – la maternità in primis – che, pure presenti, non affollano i pensieri delle protagoniste. Esse parlano perlopiù dei loro spazi, tempi, della loro igiene, della loro vita, del loro rapporto con il luogo-istituzione carcere.
Manuela Sammarco   wwww.teatroteatro.it

Chiara Tomarelli ancora una volta ci porta nell’ombra con il suo studio “Stelle Danzanti”, storie di donne ai margini, un progetto sulle donne in carcere. E lo fa a suo modo, costruendo un racconto articolato tra i diversi personaggi e la mente lucida di chi ha studiato caparbiamente i problemi dei luoghi di reclusione.
Francesco Saverio Russomanno

In “Stelle danzanti” memoria, teatro e vita agiscono in contemporanea nutrendosi reciprocamente e manifestandosi attraverso il corpo dell'attrice che si pone quale reale centro attivo delle forze e delle tensioni che animano silenziose il vuoto della scena.
Le sue recluse non sono solo i simboli di una società che nasconde tutto ciò che è scomodo e difficile da gestire, sono donne che loro malgrado rappresentano la quintessenza delle emozioni e delle semplici gioie quotidiane attraverso la loro negazione, sono il desiderio manifesto di potersi sentire nuovamente identità autonome e libere ponendosi così quali elementi peculiari di un'assenza che permea tutti quanti noi.
Le parole della Tomarelli sgretolano le mura del carcere e, dalla concretezza del cemento, si elevano in volo attraverso il sogno e il desiderio di libertà.
Alessandra Capone

L’atto unico ideato e interpretato da Chiara Tomarelli ci fa entrare immediatamente in quel territorio altro, in quello spazio-tempo che convive con il nostro, ma di cui noi non abbiamo consapevolezza se non perché ci entriamo in modo forzato o perché una nostra ossessione ci precipita in quel tunnel dall’aria oppressiva.
Parole che ci aiutano a percorrere il corridoio verso la storia di donne che si trovano per svariati motivi in uno stato di reclusione; ci mettono davanti alla verità di un volto, al passato che ha generato il presente ma anche al triste stato della giustizia e della vita nelle carceri, alla corruzione, alla violenza che genera violenza, al non rispetto per l’altro.
Un atto unico da vedere, un testo-documentario coinvolgente e allo stesso tempo crudo, pulito e tagliente, di chi crede veramente nella possibilità dell’arte di essere anche veicolo e momento di riflessione e denuncia.
Laura Sales  saltinaria.it

La bravura dell’attrice riesce a far immergere il pubblico nelle storie narrate, ma in questo spettacolo la poesia dell’arte si unisce alla durezza della realtà. Ci si emoziona ai racconti per poi riemergere indignati da quello che succede effettivamente sotto i gli occhi di tutti. Una critica sorretta da dati certificati, rivolta alla gestione di questi luoghi, ai media broadcasting che attraverso un preciso lavoro di comunicazione incentivano l’indifferenza e la consapevolezza che luoghi edificati per insegnare la legalità siano diventati fuorilegge. Questa è la forza del teatro civile, vera perla della scena italiana: utilizzare l’arte come strumento di memoria e di conoscenza della nostra società.
Persinsala.it