lunedì 6 dicembre 2010

COMPAGNIA PIANOINBILICO E OFFICINE ARTISTICHE #31

PRESENTANO


STELLE DANZANTI
storie di donne dalle carceri

progetto di e con Chiara Tomarelli



Il progetto ‘Stelle Danzanti- Storie di Donne ai margini’ , nel suo primo studio di elaborazione drammaturgica, ispirandosi al teatro di narrazione e alla forza penetrante del teatro civile, cercherà di ricostruire il femminile e i suoi aspetti nel luogo del carcere, attraverso un lavoro di ricerca e ricostruzione di testimonianze di donne, dalle detenute alle poliziotte penitenziarie, e attraverso un tentativo di riflessione e analisi sull’istituzione del carcere che le stesse testimonianze porteranno, cercando di ‘aprire’ la porta carraia al pubblico, attraverso un gioco di fuori e dentro il luogo. Fisico, mentale, emotivo.
Questo studio si presenta come la prima di una serie di tappe di ricerca sul progetto.


DRAMMATURGIA CHIARA TOMARELLI E LINDA DALISI
DISEGNO LUCI GIUSEPPE DI GIOVANNI
AIUTO REGIA ILENIA CALEO
FOTO DI SCENA FABIO LOVINO

Teatro Vascello
sala studio

dal 9 al 19 dicembre 2010

h.21,30 festivi 17,30

via G.Carini,78 (Monteverde Vecchio)
info biglietti 06-5881021 06-589803

giovedì 21 ottobre 2010

I FIGLI DELLE STELLE

venerdì 22 ottobre esce il film 'I figli delle stelle', regia di Lucio Pellegrini
ci sono anche io!

lunedì 20 settembre 2010

prossimi appuntamenti

9 ottobre L'ANIMA INNAMORATA da Alda Merini di e con Chiara Tomarelli, musiche Roberto Laneri - Circolo delle Quinte, via Trenta Aprile 4, Roma
9-19 dicembre debutto STELLE DANZANTI Storie di donne ai margini, di e con Chiara Tomarelli - Teatro Vascello, sala studio - Roma
26-27 novembre DONNA BOMBA di e con C.Tomarelli - Torre dell'Acquedotto, Cusano Milanino, Milano
21-23 gennaio 2011 DONNA BOMBA Teatro Due - via Due Macelli, Roma
27-30 gennaio DONNA BOMBA - Teatro Elicantropo, Napoli
15-17 febbraio MADONNE DI BESLAN - Teatro Due, Roma

domenica 19 settembre 2010

MADONNE DI BESLAN Festival 'Alle parole nostre'

Recensione Succoacido.net 10 giugno 2010

Madonne di Beslan - Aut-Out @ Teatro del Baglio, Villafrati
Spettacolo vincitore del premio MArte Live 2009, sezione teatro



Il 24 Aprile 2010, il Teatro del Baglio di Villafrati ha ospitato Madonne di Beslan (compagnia Aut-out, Roma), spettacolo vincitore del premio MArte Live 2009, alla sezione teatro. L’opera restituisce la tragedia avvenuta a Beslan nel Settembre 2004, quando un commando di kamikaze ceceni irruppe in una scuola della città e tenne in ostaggio, per 56 ore, circa 1200 persone, uccidendone molte, tra le quali 186 bambini. In uno spazio scenico essenziale e privo di orpelli, due figure femminili incarnano le centinaia di “Madonne”, madri e insegnanti, che hanno vissuto la tragedia di sopravvivere ai propri bambini. Sono donne che aspettano invano, donne che bussano a porte (forse anche alla nostra) che non si apriranno, donne che cercano delle risposte, donne sconfitte ed eroiche, che ci invitano a non voltarci dall’altra parte. Le testimonianze forti, sconvolgenti delle donne comuni, si alternano a lucide riflessioni sulla vicenda, fondate sulle inchieste di Anna Politkovskaja, la giornalista russa assassinata a Mosca nel 2006. Madonne di Beslan è uno spettacolo completo, moderno, che commuove ma, immediatamente dopo, ricongiunge la vicenda umana con quella politica, evitando la catarsi aristotelica e ricollegandosi al più alto teatro civile . E’ una raffinatissima operazione artistica quella che Chiara Tomarelli e Ilenia Caleo ci presentano ma è una storia vera quella che ci raccontano, così che il loro spettacolo non suggerisce soluzioni consolatorie o punti di vista preconcetti ma si pone come lavoro di ricerca a tutto tondo.

MADONNE DI BESLAN Napoli Fringe Festival 2010

MERCOLEDÌ 23 GIUGNO 2010
Madonne di Beslan

Può il teatro essere veicolo efficace di denuncia sociale senza scadere nella retorica, senza essere travolto dalla tentazione di ricreare dalla realtà la drammaticità del verosimile? Come si riesce a raccontare l’assurda tragedia di uno scellerato attacco terroristico che falcia le vite di centinaia di bambini senza lasciarsi intrappolare dalle sirene ammaliatrici della ricerca di una catarsi scenica? Impresa complessa, gioco di funambolo. Chiara Tomarelli, con il suo “Madonne di Beslan”, in scena alla Galleria Toledo il 22 e il 23 giugno, è riuscita nell’intento di una narrazione lucida, ma non asettica; ricca di pathos e mai patetica.
Il gioco di luci, la scena scarna, i costumi essenziali e, soprattutto, la maestria delle due attrici protagoniste dello spettacolo rievocano un mondo filtrato attraverso i canali di una stampa “economicamente schierata”. Un mondo lontano, fatto di geografie sconosciute, di popoli ignoti ai più, che mai fa notizia. E anche quando i bambini diventano vittime dei perversi intrecci di guerra e terrorismo, pure l’Occidente sonnacchioso ed egocentrico non si limita che a uno sguardo distratto verso quanto accade nei paesi dell’ex Urss.
D’altra parte (come con sfrontata forza è sottolineato nel testo, ma soprattutto nella recitazione, che ricorda le sarcastiche parodie di Sabina Guzzanti) il nostro sistema politico, economico e, di conseguenza, sociale e culturale è tutt’altro che alieno da certi meccanismi perversi che pongono la conservazione di uno status quo al di sopra di qualsiasi volontà di giustizia e pace.
In questo senso la denuncia di “Madonne di Beslan” non è solo e semplicemente il racconto di un atroce attentato terroristico in un luogo ignoto e destinato a rimanere tale. È anche il grido soffocato di chi ancora tenta di pensare libero dalle catene dell’ipnosi mediatica che assoggetta tutti i popoli, ciascuno secondo copioni differenti, ma fatti di trame e personaggi simili. Un urlo muto. Un’eco lontana, come i rumori degli spari e le voci dei bimbi che aprono e chiudono in un abbraccio il racconto delle madri, delle maestre, di Anna Politkovskaja.

Francesca Compagnino

recensione DONNA BOMBA da Liberazione

In scena a Roma il testo di Ivana Sajko. Chiara Tomarelli è la kamikaze

Donna bomba,
12 fatali minuti all'ora X


Chiara Tomarelli interprete e regista de "La donna bomba"
Katia Ippaso

Dodici minuti e trentasei secondi. Per chi vive in pace, con la convinzione che a quei minuti ne seguiranno altri fino a fare un giorno un mese un anno una vita intera, dodici minuti e trentasei secondi non sono niente: un lasso di tempo intermedio, un battito, un ponte tra un'azione e un'altra. Non bastano a prepararsi prima di uscire, non esauriscono il senso di una conversazione, insufficienti a capire il tono di un libro che si è appena iniziato. La spesa in dodici minuti e trentasei secondi non la fai, neanche se vivi da solo. Tutt'al più, puoi prendere un appuntamento, mandare una email (anche due) e forse leggere un articolo, ma dipende che articolo. 
E' quando sei vicino alla morte che ti accorgi del tempo. E allora dodici minuti e trentasei secondi possono diventare una gigantesca ragnatela che avvolge un corpo destinato ad andarsene. E' lì, in quel minuscolo spazio di tempo, che cominci a fare le domande importanti, ad immaginare come sarebbe potuta essere quella vita che non vivrai, rivedendo la vita così com'è stata, nell'accelerazione dei ricordi. In quel dannato impercettibile vento di guerra, chiedi l'amore anche se hai scelto l'odio (o qualcuno lo ha fatto al posto tuo). Ma ormai non c'è più tempo. E' tutto deciso, programmato, cronometrato. Il tuo corpo è pronto per schiantarsi in mille pezzi: otto chilogrammi di plastico esplosivo, due chilogrammi di cavi di ferro, un metro di filo in due colori, la batteria e il detonatore, tutto questo in cinquanta leggeri chili di donna. Donna-Bomba . Il testo di Ivana Sajko, 32 anni, una delle menti più fertili della nuova generazione di scrittrici e artiste croate, interpretato dalla bravissima Chiara Tomarelli, si costruisce tutto intorno a quei fatali dodici minuti e trentasei secondi che una giovane kamikaze ha davanti a sé prima di farsi scoppiare nel mezzo della folla. L'obiettivo è un non bene identificato politico che gira sotto scorta, «un signore vip benefattore e bastardo» i cui movimenti la donna destinata a farsi esplodere spia da tempo. Persino a Parigi l'ha seguito, e ha guardato con i suoi occhi la Monna Lisa che all'uomo sembrava quasi viva e forse un po' deludente, di certo scioccante: «come se le donne morte fossero più belle di quelle vive» commenta lei, ma senza dire niente, se non nella sua testa. Chi ha mai detto niente? Una donna bomba non ha mai la possibilità di dire niente: «Il reclutamento delle donne nelle unità suicide spesso si compie sotto coercizione, ossia con il ricatto. Sia che siano state sedotte, violentate o solo sospettate di promiscuità e di relazione extraconiugali, vengono obbligate ad azioni suicide come gesto di riabilitazione sociale e di restituzione dell'onore ai loro familiari» dice Ivana Sajko ad un certo punto del testo, citando fonti che ha a lungo interrogato.
Proprio perché non ha mai detto niente, quei dodici minuti e trentasei secondi diventano per lei un campo di battaglia dove ci sono già morti e feriti prima ancora che si vedano i corpi sanguinanti per strada, poco prima che i tg del mondo si scaraventino sul posto per dare con esagitata indifferenza l'ennesima notizia di un attacco kamikaze in qualche parte dannata del mondo per fortuna lontana da casa nostra. In quel rapido movimento del tempo senza scampo, la donna ingaggia un combattimento sfinente con se stessa, nel corso del quale il suo corpo imbottito di tritolo subisce l'assalto della mente che insinua il dubbio mentre si prepara all'azione.
La drammaturgia, netta, accurata, delle luci (la regia è firmata dalla stessa attrice e da Veronica Cruciani) è tutto quello che Chiara Tomarelli ha a disposizione per veicolare da dentro, senza nessuna incertezza sentimentale, la tragedia della donna bomba, disponendo sul tavolo anatomico di una scena di guerra - guerra sociale, religiosa, privata - la tragedia della sopraffazione e della violenza. La donna non si dichiara vittima (se così fosse l'azione scenica verrebbe annullata). Ma è dalle pieghe del suo discorso innervato di immagini animali - maiali e cani maciullati espressione di un bestiario tutto umano, che lo spettatore è costretto a ragionare, e a sentire. 
Fare questa particolare esperienza del tempo a cui ci costringono Ivana Sajko e Chiara Tomarelli è una cosa precisa; ci aiuta a capire che questa storia è anche nostra. In dodici minuti e trantasei secondi si può fare molto. Ogni giorno si può intervenire, scegliere, agire, smettendola una buona volta e per sempre di sentirci immortali e al sicuro.
"Donna-Bomba" in scena fino a domani al Teatro Lo Spazio di via Locri, a Roma.


05/04/2008

Giornale nazionale LIBERAZIONE
Del 5-4-2008