RASSEGNA STAMPA STELLE
DANZANTI storie di donne ai
margini
"Stelle danzanti - storie di donne ai margini” parla di
donne in Italia, di quelle ai margini della società. Sono margini circondati da
sbarre, mura e filo spinato: le carceri. Con le loro celle di isolamento, le
luci sempre accese, l'intolleranza, il sovraffollamento. E siccome il popolo
delle carceri non è composto da sole detenute, il racconto di Chiara Tomarelli
si apre alle carceriere e alle figlie e i figli delle detenute che fino al compimento
dei tre anni restano vicino alle madri.
Chiara Tomarelli pensa al teatro come mezzo e luogo
di unione civile e sociale dove, senza censura, la memoria diventa riflessione
per una crescita collettiva che passi attraverso la conoscenza. Per questo popone
un tema che, è sempre d'attualità, proprio perché è sempre messo ai margini
dell'interesse collettivo che si ridesta solo quando il disagio esplode, quando
una morte immotivata e ingiustificabile balza agli onori della cronaca.
Bruna Monaco
È la rielaborazione scenica a rendere le sue “Stelle
danzanti” un esempio di teatro civile molto ben curato drammaturgicamente.
Piace ad esempio l’idea di dare voce direttamente alle detenute nei panni delle
quali la monologante si mette nel vero senso della parola: cambia giacca per
ogni donna – la prostituta dell’est, la veneta, la siciliana – all’interno di
una scenografia scarna come una cella. Di ognuna riproduce non solo i pensieri,
ma anche la cadenza, il temperamento, dando una bella prova come attrice – mimetica,
generosa, energica. Piace anche la scelta, che forse potremmo definire
pasoliniana, di includere nel ventaglio di figure femminili che vivono nelle
carceri anche quella della guardia penitenziaria, di colei che sta dall’altra
parte rispetto alle detenute, ma sempre dentro come loro. In ultimo piace aver
lasciato sullo sfondo i grandi temi che di solito accompagnano la riflessione
sul femminile – la maternità in primis – che, pure presenti, non affollano i
pensieri delle protagoniste. Esse parlano perlopiù dei loro spazi, tempi, della
loro igiene, della loro vita, del loro rapporto con il luogo-istituzione
carcere.
Manuela
Sammarco
wwww.teatroteatro.it
Chiara Tomarelli ancora una volta ci porta nell’ombra con il
suo studio “Stelle Danzanti”, storie di donne ai margini, un progetto sulle
donne in carcere. E lo fa a suo modo, costruendo un racconto articolato tra i
diversi personaggi e la mente lucida di chi ha studiato caparbiamente i
problemi dei luoghi di reclusione.
Francesco Saverio Russomanno
In “Stelle danzanti” memoria, teatro e vita agiscono in
contemporanea nutrendosi reciprocamente e manifestandosi attraverso il corpo
dell'attrice che si pone quale reale centro attivo delle forze e delle tensioni
che animano silenziose il vuoto della scena.
Le sue recluse non sono solo i simboli di una società che
nasconde tutto ciò che è scomodo e difficile da gestire, sono donne che loro
malgrado rappresentano la quintessenza delle emozioni e delle semplici gioie
quotidiane attraverso la loro negazione, sono il desiderio manifesto di potersi
sentire nuovamente identità autonome e libere ponendosi così quali elementi
peculiari di un'assenza che permea tutti quanti noi.
Le parole della Tomarelli sgretolano le mura del carcere e,
dalla concretezza del cemento, si elevano in volo attraverso il sogno e il
desiderio di libertà.
Alessandra
Capone
L’atto unico ideato e interpretato da Chiara Tomarelli ci fa
entrare immediatamente in quel territorio altro, in quello spazio-tempo che
convive con il nostro, ma di cui noi non abbiamo consapevolezza se non perché
ci entriamo in modo forzato o perché una nostra ossessione ci precipita in quel
tunnel dall’aria oppressiva.
Parole che ci aiutano a percorrere il corridoio verso la
storia di donne che si trovano per svariati motivi in uno stato di reclusione;
ci mettono davanti alla verità di un volto, al passato che ha generato il
presente ma anche al triste stato della giustizia e della vita nelle carceri,
alla corruzione, alla violenza che genera violenza, al non rispetto per
l’altro.
Un atto unico da vedere, un testo-documentario coinvolgente
e allo stesso tempo crudo, pulito e tagliente, di chi crede veramente nella
possibilità dell’arte di essere anche veicolo e momento di riflessione e
denuncia.
Laura Sales
saltinaria.it
La bravura
dell’attrice riesce a far immergere il pubblico nelle storie narrate, ma in
questo spettacolo la poesia dell’arte si unisce alla durezza della realtà. Ci
si emoziona ai racconti per
poi riemergere indignati da quello che succede effettivamente sotto i gli occhi
di tutti. Una critica sorretta da dati certificati, rivolta alla gestione di
questi luoghi, ai media broadcasting
che attraverso un preciso lavoro di comunicazione incentivano l’indifferenza e
la consapevolezza che luoghi edificati per insegnare la legalità siano
diventati fuorilegge. Questa è la forza del teatro civile, vera perla della
scena italiana: utilizzare l’arte come strumento di memoria e di conoscenza
della nostra società.
Persinsala.it
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