RASSEGNA STAMPA ‘DONNA BOMBA’ spettacolo di Chiara Tomarelli
Ci sono spettacoli,
percorsi drammaturgici che riescono, in breve tempo, a tracciare un solco
profondo nell’animo di chi ha la fortuna di assaporarli. Ci sono testi che
riescono ad addentrarsi in mondi che ci sembrano distanti, ma che invece sono
tremendamente vicini, raccontandoli con la forza della semplicità, riuscendo a
scardinare, ad abbattere l’indifferenza che li avvolge.
Uno di questi lavori è senza dubbio Donna Bomba,
una messa in scena che riesce, in circa cinquanta minuti, a sprigionare una
tale carica espressiva che gli spettatori, presenti alla Galleria Toledo
certamente non dimenticheranno facilmente.
Il
Brigante- web
Scarno come il cuore della donna bomba, lo sfondo della pièce è lo
scenario di un fantomatico attentato che racchiude in sé disastri reali (uno
per tutti l’attentato della diciottenne Ayat al Ahras il 29 marzo 2002 davanti
ad un supermercato di Gerusalemme). Cinquanta interminabili minuti di tragico
racconto, dove una macchia nera e immobile nella folla immaginaria, aspetta di
dare quel bacio mortifero ad un politico senza nome, mentre gli bisbiglia
“scusa!” prima di portarlo con lei (e con gli altri) nell’oscurità
dell’esplosione. Inquadrato in un’architettura narrativa dai diversi piani
prospettici (l’emotività, la realtà e l’analisi), il progetto-spettacolo si
avvale dell’intensa e disperata interpretazione di una Tomarelli in grandissima
forma.
Margherita Coppola
L'interpretazione di Chiara Tomarelli (che firma anche la regia
dello spettacolo) trasforma il corpo dell'interprete in un meccanismo.
Attraverso movimenti precisi, nitidi eppure non privi di una certa grazia, si
esprime la vita che resta ad una donna che
sta per partorire una bomba senza
poter vedere il pianto del proprio bimbo. E nei dodoci minuti e 36, il suo
respiro fa tutt'uno con quello della massa informe su cui si scaglierà il
frutto di un odio che non conosce. Il pubblico respira quasi in coro con questo
soffio di morte.
Alla fine dello spettacolo non si sente il botto, ma l'energia
sempre viva della Tomarelli riesce ad evocarne il rumore ad ogni istante.
Uomini e donne in sala non possono far altro che ascoltarne l'incombenza da
lontano. L'eco è ancor più rumoroso, perchè costringe a farsi domande che
nessuno si pone. La donna bomba è esplosa, ma noi resteremo ad
implodere sotto il peso schiacciante di convinzioni millenarie, ormai
pervertite dalle derive ultime della società globale. Il tonfo è soprattutto
nel cuore degli astanti.
Campania
su web
Il testo di Ivana Sajko, 32 anni, una delle menti più
fertili della nuova generazione di scrittrici e artiste croate, interpretato
dalla bravissima Chiara Tomarelli, si costruisce tutto intorno a quei fatali
dodici minuti e trentasei secondi che una giovane kamikaze ha davanti a sé
prima di farsi scoppiare nel mezzo della folla. L'obiettivo è un non bene
identificato politico che gira sotto scorta, «un signore vip benefattore e
bastardo» i cui movimenti la donna destinata a farsi esplodere spia
da tempo.
La drammaturgia, netta, accurata, delle luci (la regia è
firmata dalla stessa attrice e da Veronica Cruciani) è tutto quello che Chiara
Tomarelli ha a disposizione per veicolare da dentro, senza nessuna incertezza
sentimentale, la tragedia della donna bomba, disponendo sul tavolo
anatomico di una scena di guerra - guerra sociale, religiosa, privata - la
tragedia della sopraffazione e della violenza.
Katia
ippaso , Liberazione
"Tornare
a vedere uno spettacolo che ci ha emozionato, è sempre un rischio: e se la
seconda volta non fosse come la prima? Ma questo spettacolo, a distanza di un
anno e mezzo, offre ancora e ancora il proprio cuore che batte insieme a quello
del personaggio, e il respiro sospeso in un'apnea intensa.
L'essenzialità
della messa in scena non fa altro che lasciare lo spazio adatto ad un'attrice
speciale.
Sara Missaglia
(pubblico)
E' diventato così raro uscire da una
sala teatrale e sentire di aver partecipato a qualcosa che ti riguardava,
spazzando via l'indifferenza...
Serafino Murri (critico, regista e
pubblico)
RASSEGNA STAMPA ‘MADONNE DI BESLAN’
Madonne di Beslan è uno spettacolo
completo, moderno, che commuove ma, immediatamente dopo, ricongiunge la vicenda
umana con quella politica, evitando la catarsi aristotelica e ricollegandosi al
più alto teatro civile . E’ una raffinatissima operazione artistica quella che
Chiara Tomarelli e Ilenia Caleo ci presentano ma è una storia vera quella che
ci raccontano, così che il loro spettacolo non suggerisce soluzioni
consolatorie o punti di vista preconcetti ma si pone come lavoro di ricerca a
tutto tondo.
Valeria Sara Lo Bue
Lo
spettacolo si apre a momenti di grande tragicità e amarezza, scuote le
fondamenta del comune perbenismo inchiodando la politica alle sue
responsabilità.
Le due interpreti sono brave, sinceramente invischiate in
questa materia incandescente.
Andrea Porcheddu
Chiara Tomarelli è un’artista teatrale. È
attrice, regista, dramaturg. Il suo ultimo spettacolo “Madonne di Beslan” è un
ottimo percorso da vedere per capire cosa è il teatro.I fatti di cronaca
sono agghiaccianti e le due attrici riescono a rendere bene l’aria
chiusa della palestra della scuola in cui gran parte degli ostaggi era stata
ammassata: la vicinanza tra loro e il pubblico aiuta ad amplificare ogni
azione fisica. Il “dentro” è sia fisico che spirituale, la solitudine che si
respira qui è sintetizzata dalla frase “Beslan continua a impazzire in
solitudine”. Il “fuori” è la giornalista, la comunicazione che ragiona sui
fatti, è Anna Politkovskaja.
Francesco Saverio Russomano
Le due attrici, Chiara Tomarelli e
Ilenia Caleo, di indubbia bravura e valore artistico, danno voce a tutti i
rappresentati di questa tragedia. Le madri, le maestre, i giornalisti, il
governo. Questa polifonia di voci restituisce la complessità del dramma e cerca
di stimolare lo spettatore al senso critico. Raccontato dalla penna della Politkovskaja ,
giornalista uccisa per l’obbiettività dei suoi articoli, lo spettacolo
permetterà una riflessione dolorosa nella misura in cui si comprenderà che
l’impossibile è una realtà storica fatta di sangue e vinti.
Mercuzio.online
Può
il teatro essere veicolo efficace di denuncia sociale senza scadere nella
retorica, senza essere travolto dalla tentazione di ricreare dalla realtà la
drammaticità del verosimile? Come si riesce a raccontare l’assurda tragedia di
uno scellerato attacco terroristico che falcia le vite di centinaia di bambini
senza lasciarsi intrappolare dalle sirene ammaliatrici della ricerca di una
catarsi scenica? Impresa complessa, gioco di funambolo. Chiara Tomarelli, con
il suo “Madonne di Beslan è riuscita nell’intento di una narrazione lucida, ma
non asettica; ricca di pathos e mai patetica.Il gioco di luci, la scena scarna,
i costumi essenziali e, soprattutto, la maestria delle due attrici protagoniste
dello spettacolo rievocano un mondo filtrato attraverso i canali di una stampa
“economicamente schierata”. Un mondo lontano, fatto di geografie sconosciute,
di popoli ignoti ai più, che mai fa notizia. E anche quando i bambini diventano
vittime dei perversi intrecci di guerra e terrorismo, pure l’Occidente sonnacchioso
ed egocentrico non si limita che a uno sguardo distratto verso quanto accade
nei paesi dell’ex Urss.
Francesca Compagnino
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